Da leggere con attenzione e senza pregiudizi.
“Sono stanco di visitare bambini danneggiati dalle vaccinazioni, ma non per questo smetterò di farlo. Continuerò a farlo al meglio delle mie possibilità, anche se non capisco perché si voglia girare la testa dall’altra parte, a far finta di niente. I vaccini sono farmaci, e come tutti i farmaci hanno un’azione positiva (la prevenzione della malattia) ma possono causare reazioni avverse ed effetti collaterali. Più o meno gravi. Più o meno frequenti, ma certamente più significativi, per qualità, numerosità e incidenza di quanto si creda comunemente.
Posso affermarlo perché che i sistemi di vaccino-vigilanza sono inadeguati e insufficienti lo hanno dichiarato Ministri della Salute del nostro Paese e organismi, come l’Agenzia Italiana del Farmaco, che istituzionalmente vigila sulle reazioni avverse conseguenti alle somministrazioni dei farmaci. Posso affermarlo perché ogni giorno visito bambini che, dopo la vaccinazione, a causa della vaccinazione, manifestano sintomi, segni clinici, patologie più o meno gravi, ai quali viene sempre e soltanto risposto che i vaccini non hanno alcuna responsabilità, che non c’è nessun rapporto di causalità, ma solo un criterio temporale.
Ho visitato una bambina ammalatasi di encefalite. I sintomi della malattia erano cominciati poche ore dopo la vaccinazione antimorbillo-parotite-rosolia. Nella lettera di dimissione dell’ospedale dove era stata ricoverata non si fa nemmeno un cenno alla vaccinazione eseguita poco prima. Perché i vaccini “ sono sempre sicuri”. A prescindere dalle evidenze.
E’ chiaro che questi farmaci non sono il “male assoluto”, ma possono causare dei danni, anche molto gravi, anche irreversibili. E quando accade questa tragedia, un genitore vuole delle risposte, vuol sapere cosa ha sconvolto la sua famiglia, i suoi affetti, il suo mondo. Non lo consolerà sapere che si tratta di una rara reazione avversa. Quando ad ammalarsi è tuo figlio, che te ne importa delle statistiche? Il tuo bambino è tutto te stesso, è il tuo universo, è più del 100%. Molti genitori cercano qualcosa o qualcuno cui incolpare, e molto spesso finiscono col trovarlo. Se stessi. Sei stata tu che non ti sei informata prima, che non hai dato retta alla tua amica, che lo hai portato al consultorio, che hai firmato il modulo del consenso senza nemmeno leggerlo, che non sapevi cosa c’era davvero in quella siringa… Eppure con un tono di sufficienza, di falsa comprensione, d’ipocrita bonarietà, di untuosa mitezza, la risposta che ascolterai sarà sempre la stessa: “I vaccini sono sicuri, i vaccini non c’entrano niente”.
I danni da vaccini esistono: è un dato inconfutabile. Il nostro Paese ne ammette l’esistenza. La Legge 210/92 all’articolo 7 afferma: “Ai fini della prevenzione delle complicanze causate da vaccinazione, le usl predispongono e attuano (…) progetti di informazione rivolti alla popolazione (…). I progetti assicurano una corretta informazione sull’uso dei vaccini, sui possibili rischi e complicanze, sui metodi di prevenzione (…)”
Le famiglie che, in Italia, hanno ricevuto un indennizzo per il danno vaccinale sono circa (è incredibile, ma il Ministero non ha mai fornito le cifre ufficiali) un migliaio. Sono una minoranza difronte alla realtà dei fatti. Una bambina ha visto riconosciuto il danno vaccinale da parte della CMO (la Commissione Medica Ospedaliera) ma non potrà accedere ai benefici di legge perché i suoi genitori hanno presentato la domanda oltre i termini consentiti. Come se fosse possibile definire i termini temporali di queste malattie. Lo Stato riconosce che la vaccinazione, spesso obbligatoria, ti ha danneggiato, ma non ti risarcisce perché la burocrazia vuole che tu, straziato dal dolore per i problemi di tuo figlio, compili la richiesta entro i tre anni consentiti.
Se le vaccinazioni non fossero responsabili di reazioni avverse ed effetti collaterali le faremmo tutte. Non desideriamo ammalarci, né veder soffrire i nostri bambini. E’ innegabile che i bambini non vaccinati rischino di più, rispetto a quanti sono vaccinati, di contrarre la pertosse o il morbillo. Ma non rischiano di presentare reazioni avverse.
Non vaccinare non significa affatto rifiutare trattamenti, terapie, ritrovati e quant’altro la ricerca medica è riuscita a sviluppare. Nemmeno significa rifiutare per principio i vaccini. Significa soltanto trattare i vaccini al pari di tutti gli altri farmaci di cui vanno valutati vantaggi e svantaggi, modalità di somministrazione, età in cui è preferibile vengano somministrati, o in cui è preferibile non somministrarli.
I medici ipervaccinisti (alcuni frequentano anche questa pagina) sostengono che i rischi dei vaccini sono inferiori rispetto ai rischi delle malattie infettive che le vaccinazioni possono prevenire. Bene, lo dimostrino, accettando di realizzare, insieme a noi, uno studio che valuti a distanza di anni, la salute dei bambini vaccinati e quella dei bambini MAI vaccinati. Hanno mezzi e risorse economiche per farlo, manca solo – chissà perché – la volontà.”
Eugenio Serravalle (laureato in Medicina e Chirurgia, specializzato in Pediatria Preventiva e Puericultura e Patologia, diplomato in Omeopatia Classica). Fonte.