Fermi fermi, prima che si scateni la tempesta perfetta, vi spiego meglio…
Innanzi tutto, non invito all’astensionismo. Ritengo infatti che ognuno debba prendersi le proprie responsabilità e fare ciò che ritiene giusto. Io, anche in questo caso, mi limito ad esprimere semplicemente il mio pensiero, argomentandolo e motivando la mia scelta.

Dal 6 al 9 giugno ci saranno le elezioni europee e io non voterò. 
Oggi più che mai infatti sono convinto che se votare facesse qualche differenza, non ce lo lascerebbero fare.

La politica ormai è totalmente al servizio dell’alta finanza. I governi non decidono più niente. Se volete sapere chi veramente comanda il mondo occidentale, quello di cui facciamo parte, fate qualche ricerca su Black Rock, Vanguard, Geode e State Street Capital: sono quattro fondi d’investimento americani che hanno le mani dappertutto: mass media, big tech, big pharma, multinazionali dell’abbigliamento, dell’alimentazione, dei trasporti. Sono ovunque e dettano le regole.

Si lo so, votare è un diritto e un dovere di ogni cittadino. Ma i governi non hanno più alcuna sovranità – il nostro ne è un esempio lampante – e tanto meno fanno gli interessi dei cittadini.

Quella in cui viviamo è una finta democrazia, poi naturalmente siete liberi di credere quello volete, ma per me votare in questo sistema che è marcio nelle sue fondamenta, significa legittimare le loro porcate e nefandezze. Mi dispiace, non ci sto… anche perché non c’è assolutamente nessuno che mi rappresenta in alcun modo e sinceramente sono stufo di votare il meno peggio.

I partiti antagonisti e anti-sistema? Ma vi siete già dimenticati l’esperimento Movimento 5 Stelle? Sono arrivati ad avere quasi il 40% dell’elettorato e ciò nonostante, non hanno combinato un bel niente… anzi, hanno peggiorato le cose e sono riusciti addirittura a fare un governo con quell’ex banchiere nonché vile affarista che fino al giorno prima era il loro più grande nemico.
Ma un tentativo andava fatto – per questo ho parlato di esperimento – ma adesso anche basta.

Certo, sicuramente anche questa volta tra i vari partiti ci sarà qualche candidato con buone intenzioni, persone di buona volontà e i migliori propositi, ma comunque vadano le cose anche quelli poi dovranno entrare in qualche coalizione, accettare l’ennesimo inciucio, compromesso, accordo ed eccoci di nuovo punto a capo.

Si ma allora come facciamo a cambiare le cose?

Io non ho soluzioni, risposte pronte, formule magiche e nemmeno la verità in tasca ma credo fermamente che se vogliamo davvero cambiare la cose, dobbiamo creare una nuova società, non ci sono scorciatoie ma attenzione… è quello che stanno facendo milioni di persone là fuori, in una sorta di rivoluzione lenta, gentile e silenziosa.

La vera politica oggi è fare rete, comunità, ricostruire un tessuto sociale che si è completamente perso. La vera politica oggi è restare umani, disobbedire quando serve, boicottare, opporsi. La vera politica oggi è coltivare un orto, praticare consumo critico, riconquistare pezzettini di sovranità, alimentare, energetica, spirituale.
Oggi si fa molta più politica quando si entra – o meglio ancora non si entra – in un supermercato piuttosto che in una cabina elettorale.

È con le nostre azioni quotidiane che facciamo politica, non delegando qualcuno con una x.
Quella è una strada già percorsa mille volte che non ha mai funzionato e perché mai dovrebbe funzionare questa volta? Se vogliamo risultati diversi io credo vadano percorse strade diverse.

Un giorno, probabilmente, quando avremo creato una società migliore allora nascerà in maniera del tutto fisiologica anche una classe politica migliore e a quel punto, tornerò volentieri a votare.

Lo so, adesso riceverò la solita valanga di veleno compreso il fuoco amico, tra chi mi darà del gatekeeper e chi dirà che così facendo avvantaggio il sistema. Pazienza, sono abituato, non cerco né consenso né voti. E poi state tranquilli che non sono così influente da spostare gli equilibri politici occidentali. Né mi illudo che senza il mio voto farò un dispiacere a chi comanda.

Questo giro passo, fate voi se credete serva a qualcosa, io ora la penso come lo scrittore colombiano Nicolas Dávila quando diceva che: “Il suffragio universale non aspira al trionfo degli della maggioranza bensì a farglielo credere.”