Alcuni giorni fa in centro a Bologna è apparsa quest’opera. L’autore è un importante street artist italiano di nome “Mart”.

Sono sinceramente lusingato, onorato ma anche un po’ imbarazzato. Non mi sento in alcun modo un martire. I martiri oggi sono altri e nel mondo del giornalismo uno tra tutti è Julian Assange.

Detto questo spero di fare in tempo a passare da quelle parti per farmi un selfie prima che la rimuovano (o, visti gli innumerevoli detrattori, la deturpino).

Di seguito il comunicato dell’ufficio stampa dell’artista:
Si può essere martiri, nel 2023, perché colpevoli di libertà di espressione. Nell’iconografia di San Sebastiano, martire cristiano ucciso con un “dolce martirio” soltanto perché soldato romano dalla follia omicida delle persecuzioni contro i Cristiani operate dall’imperatore Diocleziano, il santo appare trafitto da numerose frecce, legato a una colonna. Paradossalmente, però, Sebastiano si mostra quasi abbandonato al suo destino e neanche troppo sofferente (rassegnato forse) nel famoso dipinto del Mantegna del Louvre, mentre le punte dei dardi lo trapassano. Il martire pare non sentire il dolore, consapevole della natura divina del suo punto di morte. Martire moderno, anche il Matteo Gracis di Mart è sereno mentre le frecce della censura colpiscono al cuore i simboli della possibilità di espressione, quei social network grazie ai quali oggi, in questi tempi, si portano avanti battaglie e si espone un punto di vista personale. E che cosa rimane, allora, della libertà, se anche le voci libere sono costrette al martirio delle frecce della censura, silenziate perché ostili al pensiero medio comune? Mart ci ricorda con questo stencil che i martiri moderni siamo noi, cittadini liberi che provano, come Matteo Gracis, a portare un seme in un terreno sempre più arido. Mentre fuori il vento preannuncia la tempesta.