È un mondo sotto sopra.
Nel quale i nuovi filantropi sono persone che hanno passato la vita ad accumulare soldi e potere, ma che ora improvvisamente si sono trasformati in benefattori dell’umanità.
O in cui chi ha raccolto i dati personali di miliardi di utenti per poi rivenderli a società private è diventato ricco sfondato e popolare, nonché osannato come modello per le nuove generazioni.
E contemporaneamente, dove un uomo impavido, probabilmente il più importante giornalista del ventunesimo secolo, per aver svelato al mondo le malefatte dei governi occidentali (senza guadagnarci un singolo euro), viene perseguitato, arrestato e di fatto (quasi) condannato a morte. Siamo alla follia totale!
Il 3 luglio scorso Julian Assange ha compiuto 51 anni, 10 dei quali privato della sua libertà. Ora si trova nelle prigioni inglesi e rischia l’estradizione negli Stati Uniti d’America, dove ad attenderlo c’è come minimo un ergastolo. Lui ha già fatto sapere che in tal caso non ha intenzione di arrivarci vivo.
Il muro di indifferenza, silenzio e omertà della stampa occidentale è disgustoso. Va demolito a picconate!
Dove diavolo sono tutti i grandi paladini della democrazia, della libertà di espressione e parola, dei diritti civili? Quanta vergognosa ipocrisia che ci circonda!
Assange è un eroe. Dobbiamo combattere per lui e con lui. Non possiamo lasciarlo solo. Perché questo significherebbe essere complici di coloro che vogliono tappargli la bocca e uccidere definitivamente non solo lui, ma la libertà di informazione e il giornalismo indipendente.