Il 2 agosto un ragazzo siciliano di 30 anni ha avuto un incidente in moto ed è stato ricoverato all’ospedale di Patti, vicino Messina. Frattura del perone. Per immobilizzargli la gamba è stato utilizzato del cartone. L’apposito materiale sanitario per l’ingessatura non era disponibile. Alcuni giorni dopo il ragazzo si è rivolto a una clinica privata, dove è stato ingessato come dio comanda, spendendo 200 euro di tasca propria.
Si tratta solo di un esempio, sia chiaro, emblematico però di come versa la sanità pubblica italiana e in questo caso quella siciliana. E che dovrebbe farci riflettere ma soprattutto incazzare, se si pensa a come vengono gestite le risorse economiche del nostro Paese, a partire dalle nostre tasse…
Si perché a pochi chilometri dall’episodio che vi ho appena raccontato, secondo il governo, dovrebbe sorgere il noto Ponte sullo Stretto, un’opera che inizialmente sarebbe dovuta costare circa 10 miliardi di euro ma che ne costerà – stime ufficiali alla mano – almeno 15 e potete scommetterci che la cifra salirà ulteriormente.
Il ponte in questione collegherebbe la Calabria alla Sicilia, ovvero un canale di 3 km, che attualmente si può percorrere in 20 minuti a bordo di un traghetto attivo 24 ore su 24.
Mentre per attraversare la Sicilia in treno, da Siracusa a Trapani, 350 km di distanza, occorrono 14 ore, nelle quali si effettuano quattro cambi e si prende anche un bus sostitutivo.
Ma fermi lì perché al peggio non c’è mai fine: il tutto avviene in una regione che da mesi sta affrontando una delle crisi idriche più gravi della storia. Un vero e proprio incubo per i cittadini. L’emergenza non riguarda e non è dovuta solo all’assenza di pioggia bensì a una gestione del tutto fallimentare per non dire criminale, delle infrastrutture e delle risorse a disposizione, in cui ancora una volta ci sono di mezzo interessi economici, mala politica, mafia e multinazionali.
La rete idrica regionale figura come una delle peggiori in Italia: secondo un recente rapporto ISTAT più della metà dell’acqua diffusa – per la precisione il 51,6% – viene dispersa, finendo a tutti gli effetti sprecata. A Siracusa si arriva a una percentuale del 65,2%.
Ora, capite bene che se chiedessimo ad ogni abitante della Sicilia cosa sia prioritario per loro, risponderebbero tutti e senza alcun dubbio: acqua, sanità e messa in sicurezza del territorio dal rischio incendi, sismico e idrogeologico.
Per il governo invece, la priorità è quel fottuto ponticello da 15 miliardi di euro. A noi non sta bene però, perché quei soldi sono nostri e “li vogliamo noi!” come giustamente hanno urlato i giorni scorsi le migliaia di persone scese nelle piazze di Messina per protestare.
“Li vogliamo per rifare le reti idriche ridotte a colabrodo mentre moriamo di sete, li vogliamo per difendere le nostre montagne mentre bruciano, per dare un futuro ai tirocinanti che stanno tenendo in piedi i nostri comuni senza più personale, per aprire ospedali, scuole, infrastrutture necessarie, bonificare i terreni inquinati da ‘ndrangheta e industrie del Nord, per creare posti di lavoro sostenibili.
La battaglia contro il Ponte assume al suo interno una logica di sopraffazione di futuro, diritti e territori che riguarda non solo lo Stretto, non solo il Sud, ma l’intero territorio, come risulta chiaro della stretta anti-democratica che reprime il dissenso contro le grandi opere.”
Sicilia… resisti, combatti e riprenditi ciò che è tuo!