Riporto di seguito parte di un articolo che condivido al 100% (di Andrea Bertaglio), riguardante il Natale e il consumismo. Tratto dal sito Terranauta.it, che tra l’altro consiglio di visitare visti i numerosi contenuti interessanti. 

Da qualche anno gli addobbi e le pubblicità natalizie cominciano a “tormentarci” parecchio tempo prima i giorni di festa. Un vero inno al consumo e allo spreco che nascondono e riducono notevolmente l’intensità e il significato più vero di questi momenti dell’anno. 
Già da un mese ci stiamo sorbendo le pubblicità delle promozioni natalizie, le quali se ci avete fatto caso vengono anticipate di anno in anno. Di questo passo, in futuro inizieremo a vedere lucine e babbi natale subito dopo Ferragosto (ovviamente lasciando il dovuto spazio ad un’importante festa d’importazione ed ai suoi gadget: Halloween). Inoltre, con la famigerata crisi economica mondiale, i tentativi di farci comprare qualcosa arriveranno a sfiorare il ridicolo.
Il Natale, che dovrebbe essere un importante momento di raccoglimento, è diventato da tempo la più grande di tutte le farse: è la festa dello spreco, del superfluo, dell’ipocrisia. Il Natale come messa in scena del capitalismo terminale mette ansia a molta gente, in pochi riescono a sfuggire a queste convenzioni sociali letteralmente preconfezionate. Non mi si fraintenda. Il problema non è il dono in sé, ma tutte le complicazioni che questa mentalità dello sperpero ci ha imposto. Che regalo fare, dove andare a prenderlo, quanti soldi spendere, quante ore di coda fare. Senza considerare l’imbarazzo che si crea quando se ne riceve uno di cui non si ha assolutamente bisogno, o che semplicemente non ci piace. O vogliamo parlare di quei bambini che, dopo aver ricevuto in un quarto d’ora i regali che si dovrebbero ricevere nell’arco dei primi diciotto anni di vita (non sono quindi loro quelli da biasimare), riempiono di allegria natalizia la casa con dei laceranti pianti isterici?
Nessuno sta dicendo di non scambiarsi regali il giorno di Natale, né, in fondo, di eliminare la possibilità o il piacere, ci mancherebbe, di addobbare alberi, porte e finestre. Fa parte dei nostri usi, delle nostre tradizioni. Lo si è sempre fatto, bene o male. Ciò di cui ci si dovrebbe rendere conto, però, è che ancora una volta abbiamo passato il limite, tappezzando intere città (e soprattutto interi centri commerciali) di fiocchi di plastica o peggio ancora di luci decorative già dall’inizio di Novembre (e dovremmo in realtà ringraziare Halloween, perché sennò inizierebbero a metà Ottobre)! Chi ha stabilito questo limite?
Nonostante gli sforzi di pubblicitari ed esperti di marketing, quest’anno le vendite non saranno ai livelli degli anni precedenti. Ma va bene così. In questo modo riusciremo forse a ridare il giusto valore non solo ai beni materiali, ma al Natale stesso e a tutto ciò che rappresenta, sia a livello religioso che non. Ci aiuterà a capire che lo scambio del dono dovrebbe essere un piacere, un gesto spontaneo, non una forzatura che provoca ansie e imbarazzi. E ci ricorderà, forse, ciò che già il filosofo greco Aristippo diceva quattro secoli prima di Cristo: “La cosa migliore non è privarsi dei piaceri, ma possederli senza esserne schiavi”. Una massima che va ben oltre il Natale, perché può racchiudere ogni aspetto della nostra vita. 

resized_450x337_natale_notte