In una società decadente come quella in cui ci troviamo a vivere, la più grande forma di ribellione che si possa mettere in atto è… essere edificanti. In un sistema che va a pezzi, andare contro corrente significa costruire.
Coltivare e promuovere la collaborazione piuttosto che la competizione, l’empatia e la solidarietà, piuttosto che l’indifferenza e l’individualismo, la gioia di vivere e la speranza, piuttosto che la rabbia e la rassegnazione.
Certo non è facile, anche perché mi sembra evidente che chi siede ai piani alti, fa tutto il possibile perché questo non accada. E d’altronde è cosa nota e risaputa che un popolo impaurito e succube è molto più facile da governare. E allora motivo in più, per andare in direzione ostinata e contraria rispetto a dove vorrebbero mandarci o a come vorrebbero farci essere.
Nel caos e nella confusione costante che ci circondano, riscopriamo le cose semplici, il poco, il lento, il silenzio, le carezze e la gentilezza.
Nella realtà sempre più artificiale, virtuale, digitale che ci viene imposta, impegniamoci il più possibile per rimanere umani. Se necessario per dire anche NO e rifiutare senza indugio misure folli e distopiche calate dall’alto in nome di un progresso schizofrenico.
In un mondo che a volte sembra girare al contrario, in cui si fa la guerra in nome della pace, in cui i criminali comandano e chi divulga i loro crimini viene arrestato, in cui la giustizia è tutto tranne che uguale per tutti, in cui spesso l’odio sembra prevalere sull’amore e il male sul bene, per me l’unica opzione possibile e immaginabile, è andare nella direzione opposta di dove va la massa.
L’invito dunque è questo: di fronte alla paura siate impavidi, di fronte all’apatia siate appassionati, di fronte all’omologazione siate originali, di fronte alla mediocrità puntate all’eccellenza e siate ambiziosi senza limiti.
Io per esempio, nel mio piccolo, quest’anno ho deciso che cambierò il mondo.