“In guerra, la prima vittima è la verità.”

Questa frase ha più di un secolo ma di fronte al conflitto tra Israele e Iran, suona attuale più che mai.
I governi da sempre utilizzano l’informazione per plasmare la percezione collettiva, costruire nemici perfetti e generare consenso attorno alle proprie azioni.
Esempio emblematico è stata la guerra in Iraq degli Stati Uniti, giustificata dalle ipotetiche armi di distruzioni di massa. Mai trovate. Forse la più grande fake news dell’era moderna, costata la vita a centinaia di migliaia di persone. Quasi 1 milione, secondo alcune stime.

Oggi avviene una cosa simile, una narrazione dei fatti a senso unico, dove televisioni, giornali e social, riportano tutti la stessa versione calata dall’alto dai governi occidentali: Israele, Paese “democratico” – che tra le altre cose sta portando avanti un genocidio in Palestina e violando il diritto internazionale ogni singolo giorno – attacca l’Iran per difendersi da un possibile rischio nucleare. Dunque è legittimato. Punto. Fine della narrazione. Nessun dubbio, nessuna sfumatura, nessun contesto. Non c’è spazio per la complessità. L’opinione pubblica è sistemata.

Ora, il lavaggio del cervello collettivo funziona secondo meccanismi collaudati. Sono sempre gli stessi, da secoli. Ma oggi – complici internet e la tecnologia – si sono fatti più sottili e pervasivi. Ve li riassumo in 5 punti in maniera tale che possiate così individuarli facilmente:
1. Semplificazione estrema: ridurre la realtà a uno scontro tra “noi” (i buoni) e “loro” (i cattivi).
2. Reiterazione ossessiva: ripetere all’infinito una narrativa fino a renderla verità percepita. Se un’informazione è ovunque, allora “deve” essere vera.
3. Manipolazione emotiva e verbale: usare termini come “civili e cittadini” nel caso in cui le vittime siano i buoni, mentre parlare di “obiettivi strategici e attacchi mirati” nel caso in cui le vittime siano i cattivi.
4. Silenziare il dissenso: chi prova a ragionare fuori dallo schema prestabilito viene zittito e screditato. Non conta cosa dici, ma se stai dalla “parte giusta”.
5. Controllo algoritmico: le piattaforme social sono il nuovo palcoscenico di notizie preconfezionate e distrazioni di massa.

Per difendersi da queste trappole, vi suggerisco altrettante strategie che ognuno di noi può mettere in atto:
1. Fondamentale usare pensiero critico, non prendere nulla come oro colato, verificare, confrontare, analizzare ma soprattutto ragionare col proprio cervello.
2. Cercare fonti indipendenti, soprattutto quelle che raccontano una versione dei fatti che di discosta da quella ufficiale.
3. Ridurre l’esposizione mediatica evitando di fare indigestione di post e notizie. Meglio sapere meno cose ma in maniera più approfondita che leggere centinaia di titoli pensando così di avere una panoramica completa.
4. Studiare un minimo la storia: perché è ciclica, si ripete sempre dunque conoscerla aiuta a capire meglio il presente e immaginare il futuro.
5. Accettare la complessità: perché in guerra, come nella vita, i “buoni” e i “cattivi” assoluti spesso non esistono.

Quando dichiarano che una guerra è “inevitabile”, quando ci mostrano solo un lato della medaglia, quando ci dicono chi condannare e chi sostenere, fermiamoci un attimo. Perché è proprio lì che sta iniziando la guerra più pericolosa: quella contro la verità.

Il vero giornalismo, dal mio punto di vista, non è convincere le persone di qualcosa, ma portarle a dubitare, meglio ancora a riflettere. Dunque di fronte a giornalisti e pennivendoli, giullari di corte e politici vari, opinionisti e influencer, che provano a convincervi di qualcosa con tutte le loro energie, diffidate sempre.

Forse non possiamo fermare le guerre o non possiamo impedire che i governi e i loro megafoni rappresentati dai mass media, ci mentano. Ma possiamo scegliere di non essere complici. Possiamo scegliere di non farci fregare. Di allenare ogni giorno i nostri occhi a vedere oltre il velo e il nostro cuore a non odiare.
In un sistema che ci vuole rabbiosi, impauriti, distratti, ignoranti e manipolabili, se vogliamo difenderci è fondamentale che impariamo a pensare con la nostra testa.

Secondo Julian Assange “Quasi tutte le guerre iniziate negli ultimi 50 anni, sono state il risultato di bugie dei media.”
Dunque se la menzogna può portare alla guerra, la verità è la strada maestra per la pace.

Leggi il mio articolo dell’aprile 2024: Fermate Israele altro che l’Iran!