Ho visto…
parlamentari entrare a palazzo con passo svelto, timorosi, fuggire via appena usciti su decine di auto blu, comodamente parcheggiate in piazza Monte Citorio. Li ho incrociati nei corridoi, valigetta in pelle e testa bassa, con al seguito signorine vestite a festa, dalle dubbie competenze tecnico-politiche. E qui, dentro il palazzo, facce rilassate, espressioni distese e visi ambrati, freschi di lampada.
Deputati in aula, del tutto disinteressati agli argomenti in discussione, precipitarsi al proprio posto solo al momento delle votazioni, per non perdere il gettone di presenza. Parlare con la mano davanti alla bocca, per nascondere il labiale. Strette di mano e pacche sulle spalle tra i vari schieramenti, senza distinzione. Come vecchi amici. Lunghe telefonate, interminabili ore su tablet, pc e smartphone. Leggere annoiati discorsi enigmatici, fatti di numeri e commi e termini che sembrano studiati a tavolino per impedirne la comprensione.
Andarsene immediatamente a votazioni finite, in modo rumoroso e arrogante, nonostante gli interventi ancora in corso degli altri pochi colleghi rimasti.
Politici antichi, gli stessi che vedo in televisione da quando sono bambino.
E in mezzo a questo circo fatto di pagliacci in giacca e cravatta, ho visto un gruppo di persone come me, come i miei amici.
Li ho visti arrivare in parlamento a piedi o in autobus. Fermarsi a parlare con la gente all’uscita, raccogliere critiche, pareri e sfoghi. Anche loro ho incontrato nei corridoi, da soli, testa alta e zainetto sulle spalle. Sguardi stanchi ma impavidi, qualche barba incolta e camicia stropicciata. Cittadini eletti, che in Camera dei Deputati stanno composti e attenti. Tutti presenti. Tutti compatti nelle votazioni. I loro interventi diversi, più semplici e diretti. Li ho sentiti dire quello che avrei voluto dire io! Li ho visti discutere tra loro e “fare a botte verbalmente” con i colleghi degli altri partiti. Nessuna stretta di mano, nessuna pacca sulla spalla o mano davanti alla bocca. Li ho visti meno spaesati di quanto avevo immaginato, molto più uniti di quanto avevo letto e sentito. Rimanere in aula fino alla fine, fino a quando anche l’ultimo degli altri parlamentari aveva finito il proprio intervento. Gente mai vista, perfetti sconosciuti, persone giovani, tante donne.
Queste persone sono gli eletti del Movimento 5 Stelle e io voglio solo dirgli GRAZIE per ciò che fanno e per darmi la speranza in un futuro migliore.
(nella foto, Federico D’Incà, deputato M5S)