“Il mio lavoro non cambia perché ho passato sette anni della mia vita in Afghanistan e non mi ricordo un giorno in cui sono morte meno di 10 persone”.

Lo ha detto il fondatore di Emergency, Gino Strada, ai giornalisti che gli chiedevano se, dopo l’attentato del 17 settembre scorso, costato la vita a sei paracadutisti italiani, possa cambiare anche il suo lavoro e quello dei volontari dell’organizzazione. “Noi facciamo ospedali – ha aggiunto – e nessuno ci spara addosso: se i militari fossero rimasti a casa, certamente…”. Parlando a margine dell’8/a Conferenza regionale toscana sulla cooperazione internazionale in corso a Siena, alla vigilia del suo ritorno in Afghanistan (“dove tornerò a fare il mio lavoro che è quello di stare 12 ore al giorno in sala operatoria”), Strada ha ribadito la differenza tra il lavoro di Emergency e le operazioni di peacekeeping che “sono due cose opposte e non devono avere neppure un punto di contatto”. “Fare la guerra – ha precisato – deve chiamarsi fare la guerra. Sono anche stufo di tutte queste bugie. Almeno un Paese abbia il coraggio di dire ‘partecipiamo ad un’occupazione militaré e si prenda la responsabilità, e non spacciamo l’attività dei militari per peacekeeping o umanitaria. Perché se dovessimo prendere per buone queste bugie, quanto meno verrebbe da dire che sono una massa di cretini visto che, per distribuire due caramelle, spendono 20 milioni di euro”. (fonte: ANSA)

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