Mi capita spesso che quando conosco nuove persone queste mi chiedano, giustamente, cosa faccio, qual è il mio lavoro e i miei impegni. Chi si accontenta della risposta tradizionale ovvero “faccio un po’ di tutto” è a posto, chi invece è curioso o vuole approfondire la mia conoscenza, va in crisi. Perché il “problema” è che faccio veramente un po’ di tutto e questo alla gente sembra impossibile. Ora, io ho 24 anni, è vero che sono un tipo particolarmente intraprendente e attivo, pieno di energia (come lo dovrebbero essere tutti i miei coetanei), di idee, fantasia e voglia di fare ma è anche vero che viviamo in un’epoca e in un luogo in cui se si vuole vivere, e non semplicemente esistere, bisogna darsi da fare, sempre e comunque. Con o senza fantasia.
Ammetto di essere stato fortunato, dal momento che la mia famiglia non mi ha mai fatto mancare niente, ma chiunque stia leggendo ora queste righe ha avuto fortuna rispetto alla maggior parte della popolazione mondiale, che vive nel vero terzo mondo, dove bere un bicchiere di acqua pulita è già un privilegio.
Allora non ci sono scuse, per nessuno, e anch’io quello che ho me lo sono sempre guadagnato. Quindi se qualcuno aveva già tirato fuori il dito per puntarmelo contro gridando al figlio di papà privilegiato, se lo rimetta tranquillamente in tasca.
Detto ciò, questa non vuole essere un’autocelebrazione: per dirla brevemente io mi occupo soprattutto di comunicazione, ho una ditta mia, gestisco una decina di siti web e blog (tra cui questo), diverse pubblicazioni, ma seguo anche alcune attività commerciali, artistiche, culturali e nel tempo libero viaggio. Non sono un alieno, è la gente che sempre più spesso mi fa sentire così.
C’è una tale apatia che fa impressione. La mia generazione è ferma, immobile, guarda il mondo che gira (male) senza muovere un dito. Qualsiasi cosa le fa paura, si sente sempre troppo immatura, troppo fragile, impotente. La generazione dei miei genitori invece è stufa, ha già dato e poi si sa, ad una certa età ormai non è facile rimettersi in gioco. Ma di loro poco mi importa, nel senso… spero che se la siano vissuta bene ma altro non posso fare.
Questa riflessione invece è dedicata a chi è ancora agli “albori”, come me: svegliatevi!
Guardatevi attorno, siate curiosi sempre, leggete, informatevi, guardate film o andate a teatro, navigate su internet, viaggiate se potete, impegnatevi in qualcosa in cui credete, credete in qualcosa, cercate qualcosa in cui credere e su cui impegnarvi, non accontentatevi, mai, non abbattetevi, mai, non fermatevi, mai.
Appassionatevi, innamoratevi, di voi, della vita, del mondo…
Avete mai ascoltato Prospettiva Nevski di Battiato guardando l’alba d’inverno? Io si, e ogni volta che lo faccio piango. Proprio così, piango. Non so il motivo. E’ una via di mezzo tra malinconia e felicità. Meglio non so spiegarlo. Ma la cosa mi fa sentire maledettamente umano ed è una delle sensazioni più belle che abbia mai provato.
Non sono un alieno, è la gente che sempre più spesso mi fa sentire così.