Traduco, interpreto e pubblico questo articolo del Telegraph perchè oltre a condividerne i contenuti (a tratti ironici ma incontestabili), credo sia doveroso renderlo fruibile anche nella nostra lingua (fino a prova contraria stiamo pur sempre parlando di un italiano).
Ho avuto il privilegio e il piacere di incontrare il gigante Reinhold Messner qualche anno fa, in una lunga video-chiacchierata che secondo alcuni è una delle più belle interviste mai realizzate al Re degli ottomila (lasciate che sia pubblicamente orgoglioso di ciò).
I punti che seguono non rappresentano alcuna novità per chi conosce il personaggio, ma sono utili a ricordarci come questo alpinista-esploratore-scrittore-filosofo-artista, sia una vera e propria leggenda vivente.
1. E’ stato il primo uomo a scalare tutte le montagne oltre gli 8.000 metri
30 anni fa (il 16 ottobre 1986), l’alpinista italiano Reinhold Messner, all’età di 42 anni, divenne la prima persona a scalare tutte le 14 cime che superano gli 8mila metri d’altitudine.
2. E le conquistò senza ossigeno
Messner è sempre stato un sostenitore dell’alpinismo in “stile alpino”, ovvero con attrezzatura minima (senza telefoni satellitari, senza corde fisse, niente portatori o grosse spedizioni) e poco o nessun supporto esterno. Questo perchè secondo lui le grandi spedizioni sono irrispettose e dannose per la natura.
Nel 1978, lui e il suo compagno di spedizione Peter Habeler divennero i primi a scalare l’Everest senza ossigeno, nonostante decine di medici e specialisti sostenevano che non fosse possibile.
3. Ha raggiunto la sua prima vetta a 5 anni
A un’età in cui la maggior parte delle persone hanno ancora paura del buio, Messner scalava le cime delle Dolomiti (come il Geisler, 3.300 metri, vicino a Bressanone, suo luogo di nascita). Poco più che ventenni, lui e suo fratello minore Günther, erano già tra i migliori scalatori in Europa.
“Ho fatto 2.500 salite nelle Dolomiti. Esse sono per me ancora le montagne più belle del mondo” ha dichiarato di recente.
La salita più pericolosa della sua vita? Il pilastro Heiligkreuzkofel: “Avevo 23 anni, mio fratello Günther 21. Abbiamo dormito su uno strapiombo. Mi sentivo in trappola. Sotto di me un abisso. In qualche modo ce l’abbiamo fatta, ma nessuno ci ha creduto. Per 10 anni la gente ha detto che era una menzogna, fino a quando qualcun altro, ha ripetuto la via e ha trovato il mio chiodo.”
4. E’ stata la prima persona a raggiungere la cima dell’Everest in solitaria
Nel 1980 è tornato in cima al mondo, da solo. Ha messo tutto il necessario in uno zaino che si è caricato sulla schiena, è salito ed tornato indietro in quattro giorni. “Scalare l’Everest da solo è stata la cosa più difficile che ho fatto”, ha ricordato in un’intervista nel 2003. “Ero solo lì, completamente solo. Sono caduto in un crepaccio durante la notte e a quel punto ho quasi rinunciato alla salita. La mia fantasia mi ha dato la forza di continuare, perché per due anni ho immaginato quell’ascesa sull’Everest in solitaria”.
Secondo Conrad Anker, un conoscitore dell’Everest del Montana, “E’ stato come lo sbarco sulla luna. Da quel momento, tutte le altre imprese, impallidiscono in confronto alla sua.”
5. Ed è stato il primo a conquistare numerose altre cime importanti
La sua lista di prime salite è notevole. Tra queste: Nanga Parbat versante Rupal, Heiligkreuzkofel pilastro centrale, Marmolada versante sud, Marmolada Pilastro ovest, Furchetta versante ovest, Yerupaja versante est, Yerupaja Chico, Agner versante est, McKinley “Face of the Midnight Sun”, Agner parete nord (prima in inverno), Furchetta parete nord (prima in inverno), Droites parete nord (prima solo).
6. Non si è arreso alla tragedia
La sua prima salita di un ottomila, il Nanga Parbat nel 1970, è stata tragica. Sia lui che il fratello Günther raggiunsero la vetta, ma solo Reinhold sopravvisse.
7. …né alla perdita di sei dita
Anche se sopravvissuto alla spedizione sul Nanga Parbat, Reinhold perse sei dita per i congelamenti. Questo lo rese meno agile nell’arrampicata, così che rivolse la sua attenzione ai colossi himalayani.
8. E’ un maestro con le parole
Queste, solo alcune delle sue perle di saggezza…
“E’ più facile dire adesso sono libero, piuttosto che esserlo veramente. Essere libero fino alle estreme conseguenze è una responsabilità enorme.”
“Mi impegno solo per le cose che mi fa piacere fare. Quello che conta non è ciò che ho, ma ciò che faccio.”
“Non mi interessano le imprese prive di contrasti. Sono gli ostacoli che mi fanno crescere.”
“Pur avendo entrambi i piedi ben piantati per terra, io sono rimasto un sognatore. Non ho mai smesso di sviluppare le idee in utopie realizzabili, e potrò rinunciare alla mia ‘follia’ solo quando non mi verrà più in mente niente. Quel che ne pensano gli altri è secondario.”
9. Ha dei capelli sensazionali
Questa potrebbe essere in realtà la ragione principale per la quale noi lo amiamo. Messner ha più capelli a 72 anni che la maggior parte delle persone a 22. E una barba perfetta.
10. E’ veloce
La sua salita della parete nord dell’Eiger in 10 ore, è stata incredibile. Record che rimase imbattuto per 34 anni.
11. Non si arrende facilmente
Ha raggiunto le vette del Cho Oyu, Dhaulagiri e Makalu nonostante almeno un precedente tentativo fallito.
“L’arrampicata è sempre pericolosa”, ha affermato nel 2008. “Lassù è il caos: le pietre cadono verso il basso, i fulmini possono colpirti e in mezzo a tutto questo, si deve sopravvivere. L’arte dell’arrampicata è l’arte della sopravvivenza. Il miglior scalatore è l’uomo o la donna che va nei luoghi più folli e sopravvive”.
12. Si è dedicato alla salvaguardia dell’ambiente
E’ stato uno dei fondatori di Mountain Wilderness, associazione internazionale che si batte per la preservazione della natura incontaminata in montagna. Ha sempre difeso e sostenuto l’alpinismo rispettoso e sostenibile. Contrario all’eliski, motoslitte e a un eccessivo sfruttamento della montagna (nel 1996 ha abbandonato un tentativo sul Gasherbrum II perché il campo base è stato invaso da scalatori).
13. Ha contribuito a creare alcuni degli edifici più belli d’Europa
Negli ultimi anni Reinhold ha istituito il Messner Mountain Musem, una rete di musei in quota che documentano la cultura e la storia della montagna. Sono cinque, sparsi in Alto Adige e Veneto, tutti sorprendenti (nulla di cui stupirsi considerando che Messner ha una laurea in ingegneria architettonica).
14. E’ stato anche un eco-politico
Reinhold è stato un deputato europeo nel partito dei Verdi italiani dal 1999 al 2004.
15. Ha collaborato con il regista Werner Herzog
Anche se ha scritto oltre 20 libri di alpinismo, Messner è considerato persona schiva e riservata. Così, quando ha partecipato ad un film, nel 1984, doveva essere diretto da qualcuno di altrettanto impressionante. Detto fatto, Werner Herzog (considerato uno dei massimi cineasti viventi).
16. Ha attraversato l’Antartide sugli sci
Nel 1986 ha scalato il Monte Vinson in Antartide, diventando così la prima persona al mondo ad aver salito tutte le Seven Summits (le cime più alte per ciascuno dei sette continenti della Terra), senza l’uso di ossigeno supplementare. Tre anni dopo è tornato a sciare nel continente bianco (beh, perché no?). Lui e l’esploratore tedesco Arved Fuchs, sono stati i primi ad attraversare l’Antartide senza alcuna assistenza.
17. …e il Deserto del Gobi a piedi
Viaggio di 2.000 km, fatto nel 2004. Ha anche attraversato la Groenlandia nel 1993, sempre a piedi (2.220 km di trekking).
18. Vive con gli yak in un castello
Il grande uomo ora passa molto del suo tempo con una mandria di yak, in un castello del 13° secolo che chiama casa.
19. E’ un po’ matto
Messner sostiene di aver visto una creatura simile a uno yeti in Tibet nel 1986 e per 12 anni non ha smesso di cercarlo. E’ tutto raccontato nel suo libro “Yeti, leggenda e verità”
20. Ma lui vuole solo rilassarsi
Messner è notoriamente scontroso, distaccato e un po’ rancoroso (non ha rivolto parola per decenni al suo vecchio compagno di scalate Peter Habeler), ma tutto quello che vuole veramente è la pace e la tranquillità. E tutti noi non possiamo che prenderne atto.
“Forse, il mio capitolo finale, è quello di vivere in una grotta da qualche parte e dimenticare tutto, come il mio eroe e filosofo preferito, Milarepa, il pensatore tibetano che ha sempre vissuto in una grotta”, ha affermato in un’intervista nel 2002 (e l’ha confermato anche a me nel 2011). “Diventerò così nuovamente il mio sovrano, l’unico padrone di me stesso, come quando ero bambino”.