nadia-toffa

A futura memoria.

Il 13 marzo 2015 ho pubblicato il seguente post sul mio diario Facebook:

Ieri sera Le Iene hanno trasmesso un interessante servizio di Nadia Toffa sulla provenienza della frutta e verdura in Italia, sui pesticidi e tutto ciò che ci ruota attorno. Cose che chi si informa un minimo (in maniera indipendente e approfondita), dovrebbe già sapere.
Peccato poi che nel finale si consigli, come soluzione, di affidarsi alla grande distribuzione, in quanto, a detta degli esperti, è più affidabile dei mercati locali o dei piccoli negozi. Cara Nadia, le soluzioni sono altre e si chiamano GRUPPI DI ACQUISTO SOLIDALE e AUTOPRODUZIONE ovvero ORTI. Ma questi, a differenza dei supermercati della grande distribuzione, non spendono vagonate di denaro in pubblicità sulla vostra tv. Rimanete sempre e comunque IENE.

Qualche ora dopo la giornalista chiamata in causa (e taggata) è intervenuta così nel mio post:

È scontato che gli orti e le autorpoduzioni sono ancora più sicure. Ma la maggior parte di noi nn ha la possibilità di farlo. Nel caso invece del gruppo d acquisto pretenderei comunque analisi. Quando realizziamo un servizio parliamo a molte persone e gli esperti ci confermano che la grande distribuzione, per non sputtanarsi, fa molti più controlli. Era anche prevedibile.

Il giorno successivo, ho replicato così (taggandola nuovamente):

Cara Nadia Toffa, è un piacere potersi confrontare direttamente e apertamente anche se temo che non ne verremo fuori: fai parte di una “macchina” con paletti e limiti ben precisi, non hai la possibilità di dire ciò che vuoi liberamente, e questo lo sappiamo bene entrambi. Dici che “è scontato che gli orti e le autoproduzioni sono ancora più sicure”: scontato per chi? Di certo non per milioni di persone che guardano la vostra trasmissione e s’informano solo attraverso i mass media. E non è vero che molti non possono farlo: gruppi di acquisto solidale ce ne sono in ogni città, ma sono delle realtà ancora molto “borderline” e sconosciute alla massa (perchè non dirlo?). Per non parlare degli orti urbani e altre soluzioni alternative. Nel finale del tuo servizio, hai buttato dentro un accenno veloce al fruttivendolo sotto casa giusto perchè altrimenti il “servizietto” alla grande distribuzione sarebbe stato ancora più palese.
Proprio perchè vi rivolgete a molte persone DOVRESTE sentirvi responsabili di ciò che gli fate vedere, ma c’è una cosa che va aldilà di queste questioni morali, una cosa che influisce su tutto ciò che fate, volenti o nolenti: il DIO DENARO. Realizza un servizio sulla vergogna dell’Expo, il cui slogan è “Nutrire il pianeta attraverso un’alimentazione sana e sicura”, dove gli sponsor sono Mc Donald’s e Coca-Cola. NON PUOI farlo. Realizzate un servizio sulla TAV, sul Mose, sulla sovranità monetaria, sull’incostituzionalità di questo governo, sui grossi evasori fiscali, sull’obsolescenza programmata del 90% dei prodotti promossi proprio durante le pubblicità delle vostre reti. NON POTETE farlo. Perchè il giorno dopo chiudete la trasmissione. E allora capisci, che casca il palco. Voi fate INTRATTENIMENTO, l’INFORMAZIONE è un’altra cosa. Il tuo servizio, come ho scritto inizialmente, l’ho trovato interessante ma alla fine chi ne pagherà le conseguenze sarà qualche povero disgraziato che campava col proprio banco di frutta e verdura al mercato. E i vari supermercati s’ingrasseranno ancor di più. Penso sinceramente tu sia una brava giornalista ma non sei LIBERA, quindi non puoi avere quella caratteristica fondamentale e imprescindibile, per svolgere questo mestiere nel modo giusto: la CREDIBILITA’.

Nessuna risposta nei giorni successivi, così ho concluso la discussione inserendo un ultimo commento, il 25 marzo:

Nessuna replica di Nadia Toffa. Peccato, ma prevedibile. Buon lavoro.